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LA SPIRITUALITA' DEI CAVALIERI DELLA CARITA':
CARITA', CARITA', CARITA'
Partecipe dell'amore del Cristo per suo Padre:
"Dio è amore: colui che vive nell'amore vive in Dio e Dio vive in lui" (1Gv 4, 16). Tutta la vita del Cavaliere deve dunque essere in Dio, cioè egli deve adeguare tutta la sua vita secondo la volontà di Dio (cfr. Gv 14, 23) e condurre una vita spirituale intensa e continua. In questo modo il Cavaliere riprodurrà l'amore che Cristo ha avuto per Dio suo Padre, amore che Egli gli manifestò con una perfetta conformità alla sua Volontà e con una costante vita di preghiera" (St 2, art. 43).
Uomo dell'ardente contemplazione:
"Bisogna sempre pregare senza stancarsi" (Lc. 18, 1). Affinché la preghiera impregni e vivifichi tutta la sua vita, il Cavaliere deve partecipare a tutti gli atti comunitari di vita spirituale e pure pregare Dio nel segreto, imitando così Cristo che sovente si ritirava nel silenzio e nella solitudine per pregare Dio suo Padre (cfr. Mc 1, 35). Inoltre, fra tutte queste occupazioni quotidiane, il Cavaliere deve sempre conservare il raccoglimento al fine di vivere e di fare tutto nella presenza di Dio. Questa è la vita contemplativa che devono condurre i Cavalieri della Carità" (St 2, art. 44). "Più una persona è contemplativa tanto più essa è umana" (P 1973.01.11 ; 00016F*087).
I tre amori del Cavaliere:
"I Cavalieri della Carità devono caratterizzarsi per la loro profonda devozione ed il grande amore verso nostro Signore Gesù Cristo presente nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia, verso Maria SS.ma Madre della Carità e verso San Giuseppe" (St 2, art. 9).
Attratto da Cristo contemplato nel Vangelo:
"Guardate nel Vangelo come il Cristo ha amato" (T. Sp. 2). "Leggete, meditate il Vangelo che è indispensabile per la nostra vita di carità dal punto di vista soprannaturale ed umano" (P 1971, 01.10); "Dobbiamo sapere il Vangelo a memoria, come il Padre nostro, meglio del Padre nostro, altrimenti come potremo imitare il Cristo?" (P 1972.11.23).
Incontrato personalmente nel Mistero Eucaristico dal quale attinge la sua forza d'amare:
"Nostro Signore presente nella Santa Eucaristia deve essere il centro della vita spirituale di ciascun Cavaliere ed il cuore di ciascuna Comunità poiché è per mezzo di questo divino e sublime Sacramento che Cristo ci comunica la sua vita in modo tale che noi viviamo per lui e lui vive per Dio suo Padre (cfr. Gv 6, 56-57). La Santa Messa e la comunione quotidiane condurranno il Cavaliere all'unione intima con Dio e saranno la fonte divina da dove scaturiscono l'unità e la carità fraterna nella Comunità. Dall'Eucaristia il Cavaliere trae forza, carità e perseveranza. Il Cavaliere della Carità esprimerà la sua devozione eucaristica anche visitando spesso nel corso della giornata il Santissimo Sacramento" (St 2, art. 47).
Consacrato ed innamorato di Maria SS.ma Madre della Carità:
"L'Istituto dei Cavalieri della Carità è profondamente mariano e tutti i suoi membri devono essere consacrati alla Vergine Maria, Madre della Carità, secondo la formula di consacrazione propria dell'Istituto. Che i Cavalieri abbiano un amore filiale ed una tenera devozione verso la Santissima Vergine Maria" (St 2, art. 48). La consacrazione a Maria SS.ma Madre della Carità, oltre ad elevare ad una più profonda conoscenza della Carità del suo Divin Figlio ed a configurare a Lui, ordina la vita di carità del Cavaliere, e quindi il suo sforzo di santificazione, alla maggior gloria di Dio: "Dobbiamo essere santi non a metà, ma totalmente per la maggior gloria della Santissima Vergine Maria, Madre nostra e, mediante Lei, per la maggior gloria di Dio" (St 1, art. 29).
Il Rosario, la grande preghiera contemplativa, configurativa ed impetrante dei Cavalieri della Carità:
"Il Cavaliere della Carità esprimerà la sua devozione mariana soprattutto con la recita quotidiana delle tre parti del Rosario. La pia recita del Rosario ci eleva facilmente alla meditazione e alla contemplazione dei misteri del Vangelo contenuti nel Rosario. Il Rosario è la preghiera più gradevole e più possente presso Nostro Signore poiché Egli non può rifiutare nulla alla sua Santa Madre" (St 2, art. 49).
Padre affettuoso e verginale come S. Giuseppe:
"Che ciascun Cavaliere abbia pure una profonda devozione verso San Giuseppe, Co-Patrono dell'Istituto. Che il Cavaliere ricorra a lui in tutti i suoi bisogni con fiducia filiale e totale abbandono. Che egli imiti in tutto le virtù di San Giuseppe, soprattutto il suo affetto paterno e verginale. Ogni giorno i Cavalieri della Carità reciteranno in comunità le litanie di San Giuseppe" (St 2, art. 50).
Sollecito per i più dimenticati:
"I Cavalieri devono anche applicarsi al sollievo delle anime del Purgatorio" (St 2, art. 9).
Abbandonato alla Volontà di Dio:
"Le mortificazioni sono necessarie al progresso nella vita spirituale e alla santificazione, ma il Cavaliere non le deve ricercare come l'unico mezzo per divenire santo. Che egli pratichi la mortificazione, prima di tutto adempiendo con gioia ed esattezza ai suoi compiti ed obblighi di Cavaliere e conformandosi alla Volontà di Dio, che egli deve vedere in ogni cosa, poiché essere in ogni istante così come Dio vuole che siamo è ciò che più fa piacere a Dio ed è ciò che è più vantaggioso per noi" (St 2, art. 51).